15 aprile 2011

Concorso "Da Anobii allo scaffale e viceversa"

Domenica 10 aprile 2011 
nell'ambito di "Libri Come: festa del libro e della lettura" 
sono state premiate le seguenti recensioni
provenienti dai circoli delle biblioteche e delle università..
La Lunga attesa dell'angelo - Melania G.Mazzucco.

La Mazzucco vola veramente alto e trascina con sé i suoi lettori, consegnandoci un grande romanzo storico, genere ostico per pubblico anchilosato da linguaggio televisivo ed ad uso a testi di respiro
facebookiano.  

Dopo aver letto “La lunga attesa dell’angelo”, non si può più guardare un Tintoretto e le sue precipiti composizioni senza vedere, in filigrana, Marietta volteggiare, in una sequenza di intensità cinematografica, appesa “come un sacco di grano” ad una trave dello studio del padre.
Credo che i destini dei due protagonisti si giochino proprio in quella
pagina: è lì che, per rintuzzare l’amazzonica femminilità di Marietta, la Mazzucco, con folgorante sintesi e insuperabile teatrale ambiguità, fa dire al Pittore :” Da oggi il mio maschio è questo”.  
Lo dice per la verità più a sè stesso che alla figlia, che, con l’immediatezza dei suoi sette anni, senza sovrastrutture mentali, sembra già saperlo e, attorno a tale mantra, costruirà la propria esistenza sentimentale ed artistica, evocando, pur nell’unicità della sua esistenza, le donne pittrici del secolo, Sofonisba Anguissola, Lavinia Fontana e Artemisia Gentileschi.  
Marietta, donna e pittrice, figlia ed amante, ha il piglio del personaggio che non si dimentica, grazie alla sua singolare vicenda umana di tormentata modernità per le contraddizioni e prevaricazioni che ne determinano il destino. Mi è sembrata straordinaria la coincidenza tra la poetica letteraria della Mazzucco e quella pittorica del Tintoretto: là dove, sia per il Pittore che per la Scrittrice, sembra contare non tanto la volontà di rappresentare la verità storica, quanto piuttosto il desiderio di trasmettere l’emozione che quell’accadimento suscita.  
La Mazzucco conosce perfettamente le insidie del romanzo storico e  riesce a evitarle, grazie ad una rigorosa documentazione che sottende ma non soffoca il nucleo inventivo. La davvero poderosa fitta certosina documentazione, raccolta dall’Autrice in un decennio di ricerche , è divenuta materiale di un parallelo poderoso saggio storico, “Jacomo Tintoretto e i suoi figli “, di ben 1000 pagine, di taglio strettamente documentaristico.
Solo in “Morte a Venezia” avevo trovato altrettanta fascinosa realistica
resa della Città con i suoi umori ed amori , la sua sfrenata vocazione modaiola e necrofila, di cui Tintoretto, dilaniato da conflitti interiori, in eterna competizione con Tiziano, alla ricerca di meritati ma tardivi riconoscimenti ed emolumenti, è drammatico epigono. Così la Venezia del XVI secolo con la sua rutilante intrigante cosmopolita teatralità, vive come in un ologramma, sfondo onnipresente
per la coppia protagonista, così talentuosa e singolare, in grado di creare una straordinaria alchimia con il lettore. La prosa è sontuosa e ascrivibile alla nostra migliore tradizione
letteraria, in grado di rendere le minime fibrillazioni di una storia individuale e collettiva, passionale e appassionata, atta a far decollare la fantasia grazie ad un riuscitissimo mix di rigorosa documentazione ed empatica immaginazione. 
MGiovanna Colombo


"Canale Mussolini" di Antonio Pennacchi


"Per la fame" (è l'incipit), è solo per la fame che la famiglia Peruzzi (come centinaia di altre dal Veneto e dall'Emilia) ha lasciato il proprio paese in provincia di Ferrara, per scendere nell'Agro Pontino, nella zona detta "Piscinara" delle Paludi Pontine ed occupare il podere 517 del Canale Mussolini.Il canale che dà il titolo al romanzo è l' asse portante su cui si regge l'opera pubblica di bonifica condotta negli anni Venti e Trenta del Novecento in Italia, di ruralizzazione del territorio infestato sia da animali (prima fra tutti la zanzara anofele, responsabile delle epidemie di malaria) sia da briganti (protetti da una sorta di terra di nessuno) e di costruzione di nuove città (Littoria, oggi Latina; Pomezia, Aprilia, Sabaudia).Dalla bassa padana e dal Friuli, giù al basso Lazio, in primo piano vicende personali, sullo sfondo di quegli avvenimenti nazionali: mogli, mariti, figli, tanti figli, nonni, nipoti, per un clan generoso d'animo, patriarcale nella forma, matriarcale nella sostanza, come spesso accadeva nelle grandi famiglie contadine di allora.Tutti hanno seguito il coraggio di Pericle, protagonista carismatico, con i loro caratteri diversi, che non pone in discussione il bene di chi si vuol bene, nonostante le divergenze di opinione. Nella necessità di un pasto e di un tetto per tutti, erano benedette la fatica e la solidarietà. Amore, passione; fortuna e sfortuna. Onore, quello sempre.Sullo sfondo, l'Italia dai primi del secolo scorso, "la settimana rossa" e il "biennio rosso", l'avvento al potere del partito fascista, con accenni alle origini compaesane dei suoi leader, da Mussolini (sensibile alle grazie della matriarca), a Balbo e al Rossoni, amico di famiglia dei Peruzzi, fino alle guerre coloniali (illusioni e delusioni), al secondo conflitto mondiale e agli anni Cinquanta.La ricerca storica, un comprensibile linguaggio misto di italiano e di veneto-ferrarese ("Ognun ga le so rason"), per una storia epica, di largo respiro; che Pennacchi (autore anche de "Il fasciocomunista", - e da cui è stato tratto il film "Mio fratello è figlio unico"- ) ha dichiarato più volte nelle interviste, susseguite dopo la vittoria del Premio Strega 2010, di aver sentito come un imperativo interiore da quando aveva 7 anni di età.Così come ha sentito lo sradicamento familiare dal paese di origine ("mi sento veneto, anche se parlo romanesco", ha confessato in TV) e la colpevolizzazione d'esser stati considerati, loro, i cd "cispadani" dei ladri di terre dai "marocchini", gli autoctoni laziali. Stante l'esser stati assegnatari di terre tolte ai ricchi dal regime fascista (quasi come Robin Hood) e averle rese fertili come mai prima, nemmeno ai tempi dell'imperatore Nerone, che per primo pensò di bonificare la zona, senza però fare in tempo.
L'estraniamento si sente ancora nei discendenti dei padri fondatori del popolo veneto-pontino, i quali non furono propriamente dei "Benvenuti al Sud" (parafrasando il titolo d'un film recente di successo). Eppure "essere stranieri fra stranieri è forse l’unico modo di essere veramente fratelli" (Claudio Magris, "L'infinito viaggiare").


Lorena Carpentieri (Circolo Rispoli)

Le nozze di Cadmo e Armonia - Roberto CalassoCi sono dèi antichissimi e dimenticati. Sappiamo solo i loro nomi, elencati nelle tavolette del lineare B.
Ci sono dèi terribili e remoti, che vengono dal Caos primordiale. Sono la Terra e il Cielo, il Tempo che dà ordine al mondo, il Giorno e la Notte, Tifone che incute terrore e la mostruosa Echidna. Questi dèi, gli uomini li sentono vicini come presenze vive, ogni volta che spira un filo di brezza e una stella scintilla nel cielo. Sono dèi che nutrono e danno la vita, ma in egual modo sconvolgono, distruggono e generano paura. Le loro storie vengono prima dei miti.
Ci sono dèi che vivono sopra le nubi, invisibili, che a volte amano apparire agli uomini e mescolarsi con loro. Di questi dèi, dei loro amori, delle lotte e le passioni che li agitarono e degli uomini e delle donne che con loro risero o piansero, di loro narra Calasso, attingendo alle narrazioni dei poeti. Molto tempo fa, esseri divini ed umani potevano sedere a tavola insieme e mangiare lo stesso cibo, perchè gli dèi partecipavano ai banchetti degli uomini e gli uomini erano invitati a quelli degli dèi. Successe per le nozze di Teti, una dea, col mortale Peleo, per quelle di Armonia, figlia di Afrodite, con Cadmo il fenicio, e nei banchetti offerti da Licaone e da Tantalo. Da questi inviti nacquero guerre, distruzioni e lutti. Ma, come dice Calasso, invitare gli dèi rovina i rapporti con loro, ma mette in moto la storia. Una vita dove gli dèi non sono invitati non vale la pena di essere vissuta. Sarà più tranquilla, ma senza storia. E si può pensare che quell'invito pericoloso sia ogni volta ordito dagli dèi stessi, che si annoiano degli uomini che non hanno storia. Ed è proprio Cadmo, l'ultimo a sedere a tavola con gli dèi, che reca in dono ai greci l'alfabeto. Nasce così la narrazione scritta, che ha consentito alle storie di uomini e dèi di giungere fino a noi.
Zeus che si infiamma d'amore per Io e la trasforma in una candida giovenca, il ratto di Europa, le metamorfosi che, con lo svolgersi del tempo, diventano rare e difficili, a confermare il carattere fatale della realtà. L'età degli eroi, con Teseo che trasforma in un vezzo umano l'abitudine divina a rapire fanciulle, Ercole che serve la regina Onfale, la piccola Erigone che si impicca e crea una macabra catena di emulazione, Dioniso e le sue multiformi avventure, e così via, in un'unica narrazione, simile ad un albero dai molti rami che stende sotto terra radici profonde. Nelle pagine del libro prendono vita i miti che, come una linfa invisibile, innervano la storia degli uomini. Calasso costruisce i suoi personaggi - perché di veri e propri personaggi si tratta, che già conosciamo per averli visti agire in altre occasioni o per averne ammirate le fattezze in innumerevoli dipinti - scavando nei testi testi antichi e ricucendo lacerti di autori distanti tra loro centinaia d'anni. L'affresco che ne esce è come un bosco: una volta entrati non troviamo facilmente l'uscita. Restiamo irretiti nel senso del divino che pervade i miti e ci chiediamo se ancora ci appartiene. In realtà vorremmo continuare ad andare sempre più a fondo, piangendo e ridendo con le storie di uomini e dèi, vorremmo guardare le stelle e saper leggere i miti nella volta del cielo. Al termine della lettura comprendiamo che queste cose non avvennero mai, ma sono sempre.
Rita Cavallari (Circolo Villa Leopardi)




Vita liquida - Zygmunt Bauman 


L'autore descrive una società postmoderna asservita alla psicologia di mercato e dominata dalla ricerca di un benessere effimero e transitorio, in tale sistema economico-sociale i beni di consumo prendono il posto dei valori e la scelta del proprio individualismo approda al conformismo.
Carmen Giagnacovo (Circolo LUMSA)

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