24 maggio 2012

Pre.mio Biblioteche di Roma. "Sorelle d'Italia: le donne che hanno fatto il Risorgimento"

Marina Cepeda Fuentes, Sorelle d'Italia: le donne che hanno fatto il Risorgimento,Torino, Blu, 2011


Marina Cepeda Fuentes con Sorelle d’Italia. Le donne che hanno fatto il Risorgimento ha vinto l’edizione 2012 del premio Elsa Morante per la sezione saggistica.
L’immagine in copertina di Ettore Tito è “La chiromante” circondata da giovani donne in attesa piene di speranza nel futuro a simboleggiare come il futuro dell’Italia sia nelle mani delle donne italiane.



Filo rosso del libro è la principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso, una donna di pensiero-azione e portavoce di una coscienza femminile che deve ancora venire fuori, di lei Giovanni Spadolini in un suo libro su Gli uomini che fecero l’Italia scrisse “Ebbe il coraggio e l’ardire di un uomo senza mai smentire la sua natura di donna”. Per celebrarla all’inizio di ogni capitolo è pubblicato un brano “Della presente condizione delle donne e del loro avvenire”.
Caratteristica del libro è la narrazione della storia parallela dell’Italia negli anni in cui si stava facendo, le donne sono ai margini in quanto hanno sempre avuto un ruolo familiare che le sottraeva a un impegno civile, politico e letterario.
Alcuni esempi significativi:
  1. Tra le donne che animarono le società segrete ed i salotti letterari è da ricordare la principessa Cristina Trivulzio di Belgiojoso, immortalata in un celebre ritratto di Hayez. La principessa partecipò alle Cinque Giornate di Milano dal 18 al 22 marzo 1848 e nel 1849 si unì ai patrioti della Repubblica Romana. Giuseppe Mazzini beneficiò di aiuti economici dalla Belgiojoso e le assegnò il compito di dirigere gli ospedali durante la Repubblica Romana che ella svolse facendosi antesignana della moderna assistenza infermieristica.
  2. Tra le mazziniane il nome di Giuditta Bellerio Sidoli, la donna che ha veramente amato Mazzini, compare su una teca che custodisce un sigillo d’oro di foggia neoclassica al Museo Centrale del Risorgimento. La Sidoli fondò insieme a Mazzini nel 1832 il giornale politico La Giovine Italia e nel 1834 aprì a Firenze insieme al marchese Gino Capponi (futuro senatore del Regno d’Italia), all’esule napoletano Riccardo Biscardi e a Giovanni Pietro Vieusseux (fondatore nel 1820 dell’omonimo Gabinetto Scientifico Letterario) “Antologia”, salotto letterario e luogo d’incontro fra i personaggi più colti della società toscana. Sul finire del 1852 la Sidoli diede vita nella sua dimora di Palazzo Bodoni a Torino a un ambito salotto politico-letterario frequentato dalle maggiori personalità del tempo che prepararono il terreno alla seconda guerra d’indipendenza del 1859.
  3. Tra le spie di Cavour è nota Virginia Oldoini Verasis, la contessa di Castiglione. Cugina del conte Camillo Benso di Cavour fu da egli inviata a Parigi nel 1856 con l’incarico di sedurre Napoleone III e conquistare l’appoggio alla causa dell’unificazione d’Italia. “Donna intelligente e colta ritenuta la più bella d’Italia, se non di Europa, è stata una figura determinante anche nel mondo del costume”.
  4. Tra le spie di Cavour troviamo anche Juliette Colbert di Maulevrier, la marchesa di Barolo, la produttrice del vino piemontese che è stato attribuito a Cavour. L’aneddoto del Barolo è emblematico e paradigmatico di quella che è stata da sempre la condizione delle donne. Alla marchesa di Barolo si deve anche l’Opera Pia Barolo per l’assistenza, l’istruzione e la beneficenza pubblica istituita con Regio Decreto il 10 luglio 1864. Dal 1991 è aperto il processo diocesano per la sua beatificazione e nel 1994 è stata dichiarata Serva di Dio.
  5. Tra le garibaldine e le brigantesse figura Anita Garibaldi, un’icona del Risorgimento italiano, raffigurata nel gigantesco monumento equestre al Gianicolo di Roma, opera dello scultore Mario Rutelli. Di lei scrisse Montanelli “Anita non capì mai gli ideali del marito, tuttavia li condivise sempre fino in fondo, fino a morirne”.
  6. Tra le garibaldine merita di essere ricordata Rose Montmasson moglie di Francesco Crispi (futuro ministro dell’Interno del Regno d’Italia) la quale partecipò attivamente insieme al marito alla Spedizione dei Mille nel 1860. Nel 1878 Crispi dopo avere abbandonato gli ideali repubblicani per essersi schierato con i monarchici la ripudiò per sposare Lina Barbagallo di nobile famiglia borbonica dalla quale aveva avuto una figlia cinque anni prima. Alla Montmasson è dedicata una targa di marmo posta nel 1907 a Firenze sulla casa dove visse con il marito con l’iscrizione “generosa infermiera Rosalia della giornata di Calatafimi” per avere portato in salvo i caduti nella battaglia. Dal 1904 riposa nel cimitero del Verano e l’epigrafe la ricorda come Rosalia Montmasson-Crispi, con il cognome dell’uomo che la ripudiò. Sul loculo una fotoceramica la ritrae di profilo con una camicia su cui sono appuntate le onorificenze concesse specialmente per la partecipazione alla Spedizione dei Mille per cui ebbe diritto a una piccola pensione dopo che Crispi morì lasciandola nell’indigenza.
Apprezzabile lo sforzo nella ricerca storica basata oltre che su documenti e testimonianze anche su tradizioni popolari, leggende, canti e poesie.

Carmen Giagnacovo (Circolo LUMSA)

Nessun commento:

Posta un commento