23 novembre 2010

Incontro con Lia Levi, autrice de ""La sposa gentile", 18 novembre 2010,

La sposa gentile di Lia Levi. Il romanzo si apre con il proposito di Amos, giovane banchiere ebreo di una cittadina piemontese del primo Novecento, il protagonista maschile, di trovare lavoro, fare fortuna e sposarsi, tutte e tre le cose, all'età di 30 anni. Ma, anziché sposare una donna della sua comunità, sceglie Teresa una donna "gentile" ossia non ebrea, cristiana e di umili origini, essendo la sua famiglia di estrazione contadina, di cui s'innamora follemente a prima vista. Lei diventa così la protagonista femminile, un personaggio, dal carattere forte, che come quello di lui è ambientato in un contesto storico preciso, che ne predetermina il destino.
L’ identità delle figure femminili di Lia Levi hanno sempre,  già nei precedenti romanzi “Una bambina e basta” e “L’albergo della magnolia”, una diversa relazione  con gli eventi storici della propria epoca e ciò contrassegna il percorso evolutivo della scrittrice, stimata tra le più rappresentative in Italia della scrittura storica femminile. Come sostiene Francesco Costa, che al Tempio di Adriano ne introduce il libro in concorso, è la nostra Jane Austen: fa più critica sociale parlando di "privato" (donne, uomini, famiglie), di un saggista. 
Il suo narrare si è sempre posto tra verità storica ed immaginazione,; qui, in particolare, tra gli eventi della tradizione ebraica (le feste e i riti, cui Teresa si adatta come Rut, la moabita della Bibbia), gli eventi della storia del Novecento (che fa da sfondo, dallo stato liberale di Giolitti precedente il regime fascista all'emanazione delle leggi razziali del 1938) e le vicende personali e familiari dei due co-protagonisti.

L'ispirazione per la scrittrice è stata la storia d'amore tra i suoi nonni, trasposta nella finzione romanzata, in quella tra Amos e Teresa, raccontata dal loro incontro e il prevedibile ostracismo della famiglia ebrea (che prima bandisce Amos, Teresa e i loro figli; ma dopo tanti anni finisce con l'accettarli), fino all'epoca della vedovanza di lei, che riprende la pratica cattolica, col rimettere simbolicamente la statua della Madonna in camera da letto. 
Ma Teresa non sembra contraddirsi - risponde la scrittrice alla domanda di Paola Gaglianone, che si fa interprete di quella di alcuni lettori - perché il personaggio affronta epoche diverse della vita ed è coerente con i propri cambiamenti, interiore ed esteriore. 
Cambiamenti tra i quali non vi è l'amore, che resta il filo narrativo di tutto. Infatti a chi nel romanzo chiede alla "sposa gentile" cosa li aveva tenuti "così fortemente e arcanamente uniti" lei e Amos, essa risponde: "io voglio sempre che lui sia contento,. E anche lui lo vuole per me. E' tutto qui. Gli altri matrimoni forse sono fatti di tante cose in più ma a me sembra che questa cosa se la dimenticano".
Questa è l'essenza del matrimonio secondo Teresa, il naming role del romanzo; ma non soltanto per lei - apprendiamo come pubblico gremito dei Circoli di lettura. Lia Levi, la sua autrice lieve e gentile per prosa e colloquio, alla quale ho chiesto espressamente se era d'accordo col personaggio, ebbene sì, la pensa anche lei così.
22 novembre 2010                           
(Lorena Carpentieri)
[Circolo Biblioteca Rispoli]

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